Abbiamo messo in atto una fantastica procedura di backup, che salva i dati in due locazioni diverse ed inoltre nel cloud, per maggiore sicurezza.
Siamo assolutamente certi che qualunque cosa accada potremo superarla brillantemente.
Poi, un giorno, viene un consulente dataprotection e ci domanda se abbiamo mai effettuato delle simulazioni di ripristino dei sistemi, ipotizzando che i sistemi “live” siano morti e che ci siano rimasti solo i backup.
Il poveretto viene squadrato con un sorrisetto; la richiesta qualificata come eccessiva e non giustificata, e quindi nessuno si “prende la briga” di provare ad effettuare un restore (ma neanche verificare l’integrità degli archivi costituenti i vari backups).
Poi, un brutto giorno, accade quanto ipotizzato dal consulente ed assolutamente certificato dal MTBF – una semplice rottura di un hard disk, funzionante da 8 anni – e tutte le certezze vengono meno (insieme ai dati); i backups sono inservibili in quanto nessuno, in otto anni, si era mai accorto che la procedura creava degli archivi corrotti.
Un esempio di cosa può succedere, accaduto nel mese di gennaio 2019.
Continuiamo a pensare che le procedure di controllo sono tempo perso.