Da pochi giorni è stata resa pubblica la notizia di gravi vulnerabilità presenti nel firmware di alcune tipologie di “pacemakers” (le dizioni corrette sono ICDs e CRT-Ds).
Sono state scoperte oltre ottomila vulnerabilità conosciute , il che rende bene l’idea di come sia stata verificata la sicurezza del firmware di questi dispositivi medicali.
Quando la insicurezza diventa lo standard, e la sopravvivenza delle persone viene messa a rischio, occorre fare uno stop per interrogarsi; come vogliamo procedere, in futuro?
Compriamo un portafortuna e speriamo che capiti sempre a qualcun altro?